venerdì 23 novembre 2012

Mostra " Lasciare un segno " di Silvia Papucci




ArteProgetto
Associazione Culturale


Comunicato Stampa

Procedendo nell’ itinere di “Cultura, promozione e mecenatismo” siamo lieti di presentare la mostra delle opere di Silvia Papucci dal titolo emblematico     “ Lasciare un Segno”.
 Ancora una volta abbiamo preferito un’artista di grande spessore del panorama artistico contemporaneo, che padroneggia non solo il linguaggio poetico ma anche quello tecnico. Infatti Silvia, da anni è impegnata nella ricerca di sempre nuove soluzioni espressive applicate all’ incisione , tecnica che insegna presso l’Accademia di Belle Arti ed espone con le sue opere in gallerie anche estere, riscontrando particolare favore nel pubblico statunitense.
La mostra si inaugurerà Sabato 24 Novembre alle ore 18.00 presso i Bagni di Pisa Palace e sarà visitabile, con ingresso gratuito , fino al 9 dicembre.


Il Presidente
Michelangelo Leoni




Lasciare un segno

 ‘Lasciare un segno’, un modo di dire la possibilità di incidere nel presente, di dire della necessità di partecipare alla storia, senza pretesa di protagonismo,  con la segreta speranza di instaurare una relazione generativa con il mondo.

‘Lasciare un segno’, la formula più efficace per raccontare cosa significa l’incisione per Silvia Papucci: non un’attività minore ma un impegno definitivo, una scelta che si impone per vocazione.

 Le opere lo documentano.

Se proviamo a guardare la superficie, nasce il riconoscimento di uno spazio che si espande  oltre la sua bidimensionalità secondo un doppio movimento centrifugo e centripeto, diventa ai nostri occhi continuo mutamento della materia.

 La nostra attitudine referenziale comincia a dare un nome a solchi di luce, nuvole di punti,  increspature e avvolgimenti della linea, componendo espressioni come ‘il ribollire del mare’, ‘trasparenze ultramarine’, ‘ ombre che si incuneano nei campi in fuga verso l’orizzonte’, ‘cavee carsiche’.

Non si tratta di un vuoto nominalismo, ma di una dinamica dello sguardo  che rivela la  capacità metamorfica intrinseca del segno.

 Non si tratta di divagazioni o meramente di rapidi appunti, piuttosto di un processo che non è immediato, che trattiene un pensiero, cresce nel farsi dell’opera, è deposito di gesti meditati,  rende evidente  un’origine che è anche limite, memoria stratificata.

Lo slancio desideroso che si trasmette alla punta che incide la lastra preparata per la morsura, la rende pronta ad accogliere la vita.

 Il segno, in quanto atto generatore, la trasforma in matrice di emozioni, riattivando la nostra capacità di intelligere linee, forme, colori, lanciandoci in uno spazio che ha il carattere dell’infinitezza.

 La superficie si fa spazio vivente. In accordo con i mutamenti di cielo, mare e terra, registra i mutamenti dell’anima.



Prof.ssa Maria Angelastri storica e critica d'Arte.